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Tavolo delle Opinioni: intervista a PIERGIORGIO ODIFREDDI di Alessio Marsili – M5S-Roma

Tavolo delle Opinioni: intervista a PIERGIORGIO ODIFREDDI di Alessio Marsili – M5S-Roma


Al termine del Suo ultimo spettacolo “La Musica dei Numeri” in scena in un tutto esaurito (nonostante Sanremo) Teatro Vittoria l’ 11/02/2015 a Roma con il maestro Roberto Cognazzo, ho avuto modo di scambiare qualche battuta con Piergiorgio Odifreddi.

Riporto con piacere qui di seguito l’intervista, ringraziando il professore della disponibilità mostrata alla mia richiesta di sottoporgli qualche domanda.

INTERVISTATORE: Alessio Marsili

Ci tengo a sottolineare che gli interrogativi non hanno lo scopo di arrivare a proporre delle soluzioni, ma hanno il mero obiettivo di condividere con gli utenti del blog beppegrillo.it (MeetUp-Roma – “Tavolo delle Opinioniil Suo pensiero in merito ad argomenti sociali, oltre che politici, riguardanti  l’attuale situazione storico-territoriale e particolarmente cari al Movimento 5 Stelle, con la certezza di trovarne punti di riflessione e magari affinità con il pensiero logico-matematico.
Interessa sicuramente avere una visione del cittadino Piergiorgio Odifreddi in qualità di divulgatore scientifico, matematico (talvolta impertinente) e certo conoscitore della logica 
“al di là delle appartanenze politiche”.

INTERVISTATO: Piergiorgio Odifreddi
Mi permetto anzitutto di dissentire sull’uso del “cittadino”: a capodanno sono tornato in Russia dopo più di trent’anni, e mi ha fatto impressione che tutti si chiamassero appunto in quel modo (grazhdanin), invece che “compagno” (tovarish), com’era ai tempi in cui avevo passato due anni in unione sovietica.
Non solo mi è sembrato un passo indietro, ma l’ho trovato anche un po’ triste… ma evidentemente è questione di gusti (ideologici): io mi sento più “compagno” (non di tutti, ovviamente!) che “cittadino” (soprattutto, di questo stato).
1. Cosa ne pensa dell’ art.67 della costituzione italiana?

L’articolo 67 privilegia i parlamentari rispetto ai partiti. 
Volendolo applicare letteralmente, alle elezioni dovrebbero presentarsi individui singoli in un’unica lista, senza alcun raggruppamento di partito o di movimento, e gli elettori dovrebbero sceglierli con le preferenze.
Anche in parlamento non ci dovrebbero essere maggioranze partitiche, ma esse dovrebbero scaturire dall’unione di parlamentari singoli. naturalmente l’articolo 67, come buona parte della costituzione, è utopistico da un lato, e una finzione dall’altra. 

2. Può il principio del libero mandato essere abolito apportando miglioramenti alla vita socio/economica generale e quali requisiti dovrebbero essere propedeutici per la sua eventuale “riuscita”?

Non capisco in che senso il libero mandato potrebbe essere “abolito”, visto che non è mai stato applicato. 
La stessa cosa succede per la “divisione dei poteri” (legislativo, esecutivo, giudiziario) di cui tutti parlano, ma che da noi non è mai stata applicata. infatti, anche oggi, il nostro governo (esecutivo) è costituito in genere da parlamentari (legislativo), con un ovvio “conflitto di interessi”.
Le leggi vengono proposte dal governo e approvate dal parlamento, mentre dovrebbe essere il parlamento a proporre e approvare le leggi, e il governo ad eseguirle. 
In altre parole, la confusione (o la truffa) regna sovrana su tutto il sistema…
3. Quale opinione si è fatto della globalizzazione?

La globalizzazione “sarebbe una bella idea”, come disse gandhi quando gli chiesero che cosa pensava della civiltà occidentale. naturalmente, “globalizzazione” è un termine generico, e si può interpretare in maniera contrapposta. 

A sinistra può essere inteso come “internazionalizzazione”, nel senso delle “internazionali” socialista e comunista (secondo il motto: “proletari di tutto il mondo, unitevi”).
A destra viene invece inteso come “colonialismo universale”, e mi sembra che questa sia l’accezione che descrive ciò che la globalizzazione è attualmente (secondo il motto: “capitalisti di tutto il mondo, unitevi”). 
Volendo, come Clausewitz diceva che “la guerra è il proseguimento della politica con altri mezzi”, così si potrebbe dire che “la globalizzazione è il proseguimento del colonialismo con altri mezzi”: nella fattispecie, economici, invece che militari. 
4. Cosa ne pensa dell’EUROPA così come attualmente concepita e di un eventuale uscita dell’Italia dall’ “EURO”?

Già negli anni ’70 Jean Paul Sartre aveva messo in guardia contro l’europa, che secondo lui sarebbe divenuta una diarchia franco-tedesca: mi sembra che ci avesse visto giusto, almeno fino a qualche tempo fa. 

Oggi l’europa è diventata un mezzo per spodestare i cittadini del loro potere decisionale, e imporre dall’alto e dall’esterno “riforme” e politiche dettate dalle banche, dal mercato e dal fondo monetario internazionale (coalizzate nella famosa “troika”). 
Le conseguenze di un’uscita dall’euro sono difficili da valutare, soprattutto visto il martellamento di (dis)informazione al proposito effettuato dai media. si può però notare che ci sono stati, come l’inghilterra, che stanno in europa ma non nell’euro, e non sembrano passarsela così male: evidentemente, dev’essere possibile conciliare le due cose. 
Se lo fanno gli inglesi, perché non potrebbero farlo anche altri, a partire dalla grecia?

5. Perché i Presidenti della Repubblica sono tutti giuristi e mai matematici?

Forse perché i matematici hanno di meglio e di più utile da fare…? 

La cosa vale non solo per i matematici, ma in genere per tutti coloro che hanno un lavoro e un mestiere…e non solo per la presidenza della repubblica, ma per la politica in generale. 

6. La cultura cristiana in che modo influisce, se lo fa, sulla  società italiana?

Non mi piace parlare di “cultura” cristiana. ma esiste un’indubbia e pervasiva influenza dell’ideologia cristiana sulla nostra società, che si manifesta in maniera capillare: dai martellanti programmi televisivi baciapile agli ingenti finanziamenti alle imprese commerciali ecclesiastiche (turismo, sanità, educazione, eccetera), spesso mascherate da “opere pie”.  

7. “La natura è un libro e la matematica è il linguaggio in cui è scritto”, Spinoza ha cercato di spiegare attraverso il linguaggio della matematica l’Etica del genere umano; dal momento che esiste una relazione tra politica ed etica, può esistere una relazione tra politica e matematica al punto che quest’ultima possa spiegarne gli eventi attraverso il linguaggio della matematica?
Non solo “può” esistere, ma esiste ed è ben sviluppata! negli stati uniti, ad esempio, si tengono corsi di “matematica e politica”, e ci sono testi universitari con quel titolo.
Le connessioni sono molteplici, e vanno dalla teoria delle scelte sociali (che studia le limitazioni della “democrazia” e dei sistemi elettorali) alla teoria dei giochi (che studia le risposte razionali da dare in situazioni di conflitto tra due o più “contendenti”). 
8. Può esistere un pensiero politico oggettivamente valido?

In politica, come in matematica, non esistono verità “assolute”: esistono soltanto verità “relative”. 

Esse dipendono, in politica, da quali sono le ideologie che si adottano, e in matematica, dagli assiomi da cui parte.
Ma la scelta delle ideologie, così come degli assiomi, non si può giustificare, e dunque non è “oggettiva”, ma “soggettiva”. 
Si tratta, in un caso e nell’altro, di quelle che pascal chiamava le “ragioni del cuore”. anche se, a forza di usare l’espressione sui cioccolatini, si è finito di perdere di vista ciò di cui lui parlava.
Ma per pascal le “ragioni del cuore” erano appunto quelle che facevano scegliere, in matematica, un sistema di assiomi (ad esempio, la geometria euclidea), invece di un altro (ad esempio, la geometria iperbolica).
In politica è uguale, e il “cuore” è coinvolto nella scelta di “destra” o di “sinistra”, che poi determina il pensiero politico che consegue. 
9. Qual è la Sua opinione circa la proposta del M5S in merito al reddito di cittadinanza?

E’ un tipico esempio di ciò che ho appena detto, sulle verità relative.
Il reddito di cittadinanza è una misura “socialista”, che ha senso ed è naturale appunto in un sistema socialista. volerla proporre in un sistema “capitalista” o “liberista”, senza cambiare il sistema, è un’espressione di ingenuità o di populismo (cose che, comunque, vanno spesso d’accordo fra loro). 
Naturalmente, per cambiare il sistema ci vuol altro che il progetto grillino: ci vuole una rivoluzione, che la politica (compresa quella grillina) ha appunto il compito di evitare. anche perché, come si diceva una volta, “la rivoluzione non è un pranzo di gala”. mentre il reddito di cittadinanza va nella direzione del “pasto gratis”, se non proprio di gala…

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