il blog di Alessio Marsili

Indicatori qualità

Indicatori qualità

Negli ultimi decenni il dibattito sul benessere degli individui e delle società si è imposto all’attenzione dell’opinione pubblica nazionale e internazionale, portando alla luce l’opportunità di individuare altri parametri, oltre al prodotto interno lordo (PIL), utili al fine di valutare lo stato e il progresso del benessere di una società. Il concetto stesso di benessere cambia in relazione a tempi, luoghi e culture e, allo stato attuale, non esiste un unico indicatore statistico che possa rappresentare il benessere di una società, ma occorre far riferimento a una pluralità di fattori. Dal 2010 il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (CNEL) e l’Istituto nazionale di statistica (ISTAT) hanno collaborato per elaborare uno strumento in grado di individuare gli aspetti fondamentali del benessere in Italia, e con il rapporto “Benessere equo e solidale in Italia – BES/2013” hanno dotato il nostro Paese di uno strumento volto a monitorare le condizioni economiche, sociali e ambientali in cui viviamo, a informare i cittadini e a fornire una base documentata per favorire le decisioni politiche e quelle individuali. Esistono linee guida che forniscono una metodologia per tenere sotto controllo il processo di messa a punto ed attuazione del sistema degli indicatori della qualità.

Le 12 dimensioni del benessere

  1. Salute
  2. Istruzione e formazione
  3. Lavoro e conciliazione tempi di vita
  4. Benessere economico
  5. Relazioni sociali
  6. Politica e istituzioni
  7. Sicurezza
  8. Benessere soggettivo
  9. Paesaggio e patrimonio culturale
  10. Ambiente
  11. Ricerca e innovazione
  12. Qualità dei servizi

Fra le dimensioni del benessere considerate dal progetto, quella del paesaggio e del patrimonio culturale è certamente una delle meno indagate dall’analisi statistica; il lavoro svolto ha messo in luce ampie carenze informative, soprattutto riguardo alla possibilità di costruire serie storiche lunghe, fondamentali per l’analisi del paesaggio che è un fenomeno essenzialmente dinamico. Il rapporto quindi osserva che sarebbe auspicabile anche una maggiore disaggregazione delle voci di spesa nei bilanci delle amministrazioni pubbliche, che con-senta di identificare, soprattutto a livello locale, la spesa per la gestione del patrimonio culturale entro il contenitore generico delle “spese per la cultura”. Infine, si rileva che sarebbe utile dedicare più spazio al tema nella raccolta di dati sulla percezione soggettiva e le opinioni dei cittadini: nonostante la sua intuitiva evidenza, la relazione fra qualità del paesaggio e qualità della vita è stata fino ad oggi poco esplorata nelle indagini statistiche.

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